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L'AVVOCATO VENEZIANO 439

Conte. Se giuochiamo a tresette, colla signora Rosaura non ci voglio stare.

Beatrice. Perchè?

Conte. Perchè non sa tenere le carte in mano.

Rosaura. Obbligata alle sue finezze.

Conte. Io parlo schietto. Facciamo così: io e la signora Beatrice.

Alberto. (Prima io). (da sè)

Conte. L’avvocato con Lelio.

Alberto. (El parla con un imperio, che el par Kulikan1). (da sè)

Beatrice. E la signora Rosaura non ha da giuocare?

Conte. Se non ne sa.

Rosaura. Sentite, io non so giuocare, ma voi sapete poco il trattare. (al Conte)

Conte. Verrò a scuola da lei.

Alberto. La lassa che la zoga, che mi, se la se contenta, l’assisterò.

Rosaura. Voi non dovete assistere la vostra avversaria.

Alberto. Mo no la me mortifica più. L’abbia un poco de compassion.

Rosaura. Non posso aver compassione per voi, se voi non l’avete per me.

Alberto. (Sia maladetto quando son vegnù qua!) (da sè, smanioso)

Lelio. (L’amico è agitato. Mi dispiace esserne io la cagione). (da sè)

Beatrice. Orsù, per giuocare tutti, giuochiamo alla bassetta. Il signor Alberto ci favorirà di fare un piccolo banco.

Alberto. Volentiera; la servirò come la comanda.

Beatrice. Chi è di là? (vengono servitori) Tirate avanti quel tavolino ed accostate le sedie. (i servitori eseguiscono) Portate due mazzi di carte buone ed un mazzo delle vecchie. Sediamo. Qua il signor Alberto. Qua la signora Rosaura e qua io. Là il signor Lelio.

Conte. E qua io? (vicino a Rosaura)

Beatrice. Là, se vuole.

Conte. Perderò senz’altro.´

  1. Allude al feroce Thamas Kouli-Kan, re di Persia e terrore dell’Oriente, morto assassinato nel giugno 1747: che in Europa diede argomento a opere sceniche, a storie, a leggende d’ogni maniera.