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432 ATTO PRIMO


e mi ha dette le più belle e frizzanti1 cose del mondo. Cara amica2, confesso il vero, da quel giorno in qua penso più all’avvocato avversario, di quel ch’io pensi alla mia propria causa.

Beatrice. Questa è un’avventura bellissima. Se si potesse credere che egli avesse della stima per voi, potreste molto compromettervi nel caso in cui siete.

Rosaura. Dopo di quell’incontro, mi ha salutato3 con un poco più di attenzione, e spero non essergli indifferente. Ciò non ostante, credetemi, niente spero.

Beatrice. A buon conto, stassera vena qui alla conversazione.

Rosaura. Davvero?

Beatrice. Senz’altro.

Rosaura. Oh, meschina me!

Beatrice. Dovreste anzi averne piacere.

Rosaura. Mi si gela il sangue solamente a pensarvi.

Beatrice. Più bella occasione di questa non potete avere.

Rosaura. Per amor del cielo, non mi fate fare una cattiva figura.

Beatrice. Non sono già una ragazza. Ho avuto marito e so il viver del mondo. Sapete che vi ho sempre voluto bene, e desidero vedervi quieta e contenta.

Rosaura. Cara amica, quanto vi son tenuta!

Colombina. Signora padrona, è qui il signor conte Ottavio che vorrebbe riverirla.

Beatrice. Venga pure, è padrone.

Colombina. (Se alla conversazione non viene di meglio, questo signor Conte ne ha pochi da perdere). (da sè, parte)

Rosaura. Quanto m’annoia questo signor Conte!

Beatrice. V’annoia? Non ha egli da essere vostro sposo?

Rosaura. Sì, il mio signor zio mi ha fatto questo bel servizio. Mi ha fatto promettere ad uno, per cui non ho nè inclinazione, nè amore.

  1. Bett.: brillanti.
  2. Bett. e Pap.; Due o tre facezie egli ha detto frizzanti, ma modeste, che mi hanno incantato e, cara amica e
  3. Bett. e Pap.: Dopo di quell’incontro è sempre passato due o tre volte il giorno sotto le mie finestre. Mi ha salutato ecc.