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L'AVVOCATO VENEZIANO | 419 |
Lelio. Badate bene.
Alberto. Via, via, no me fè sto torto. No me credè capace de sacrificar el decoro alle frascherie.
Lelio. E se la signora Rosaura sarà presente alla trattazion della causa, come anderà?
Alberto. La varderò con tutta l’indifferenza. El calor della disputa non ammette distrazion. Co l’avvocato xe in renga1, xe impiega tutto l’omo. I occhi xe attenti a osservar i movimenti del giudice, per arguir dai segni esterni dove pende l’animo suo. Le recchie le sta in attenzion, per sentir se l’avversario brontola co se parla, per rilevar dove el fonda l’obbietto e fortificar la disputa, dove la se pol preveder tolta de mira con mazor vigor. La mente tutta deve esser raccolta nella tessitura d’un bon discorso, che sia chiaro, breve e convincente, distribuido in tre essenzialissime parti: narrativa, che informa; rason, che prova; epilogo, che persuada. Le man e la vita, tutto deve essere in moto e in azion2; perchè vestendosene l’avvocato non solo della rason, ma della passion del cliente, tutto el se abbandona ai movimenti della natura, e la veemenza, colla qual el parla, serve per maggiormente imprimer nell’animo de chi l’ascolta, e per mostrar coll’intrepidezza, col spirito e col vigor la sicurezza dell’animo prepara alla vittoria.
Lelio. Non so come il dottor Balanzoni, vostro avversario, intenderà questa maniera di disputare. Egli è bolognese, e voi veneziano; a Bologna si scrive, e non si parla.
Alberto. Benissimo, lu el scriverà, e mi parlerò. Lu xe primo, e mi son segondo. Che el vegna colla so scrittura d’allegazion, studiada, revista e corretta quanto che el vol, mi ghe responderò all’improvviso. Maniera particolar de nualtri avvocati veneti, che imita el stil e el costume dei antichi oratori romani.
Lelio. Veramente è una cosa maravigliosa e sorprendente sentir gli uomini parlare all’improvviso in una maniera sì forte e sì elegante, che meglio fare non si potrebbe scrivendo. E quelle le-