Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
394 |
Isabella. Per qual motivo?
Colombina. Acciò non parli.
Isabella. Discorrevano forse di me?
Colombina. Sicuro.
Isabella. Cosa dicevano? cosa dicevano?
Colombina. Che siete fastidiosa, sofistica, e che so io.
Isabella. Cavaliere malnato.
· | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · |
SCENA XVI.
Il contino Giacinto e detti.
Giacinto. Signora madre, se l’amor mio può nulla nel vostro cuore, sono a pregarvi di non negarmi una grazia.
Isabella. Cosa volete?
Giacinto. Mia moglie, fra le persuasive mie e quelle di suo padre, è dispostissima a darvi tutti i segni possibili di rassegnazione e rispetto; vi supplico, vi scongiuro vederla, sentirla, perdonarle il passato e amarla per l’avvenire.
Isabella. Che avete costà? un orologio?
Giacinto. Sì signora, un orologio.
Isabella. Lasciate vedere.
Giacinto. Eccolo.
Isabella. Chi ve l’ha dato?
Giacinto. Mia moglie.
Isabella. E voi avete sì poca riputazione di portare quest’orologio?
Giacinto. Perchè? cosa vi è di male?
Isabella. Sapete da chi vostra moglie lo ha avuto?
Giacinto. Da suo padre.
Isabella. Non è vero. L’ha avuto dal suo cicisbeo.
Giacinto. Cicisbeo mia moglie?
Isabella. Signor sì. Anch’ella si è messa all’onor del mondo.
Giacinto. Voi mi fate restar stordito. E chi è questo, che voi chiamate col nome di cicisbeo.
Isabella. Il Cavalier del Bosco.