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LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO | 387 |
convenzion fermada e sottoscritta, e che i l’ascolta, perchè ghe xe qualcossa per tutti. Capitoli convenzionali. Primo.
Anselmo. Che io possa divertirmi colle medaglie.
Pantalone. Primo, che Pantalon1 dei Bisognosi abbia da riscuotere tutte l’entrate appartenenti alla casa del conte Anselmo Terrazzani, tanto dì città che di campagna.
Isabella. E consegnar il denaro o a mio marito, o a me.
Doralice. (La signora economa!) (da sè)
Pantalone. Secondo, che Pantalon2 abbia da provveder la casa di detto conte Anselmo di vitto e vestito a tutti della casa medesima.
Dottore. Ho bisogno di tutto, che non ho niente di buono.
Pantalone. Terzo, che sia in arbitrio di detto Pantalon di procurar i mezzi per la quiete della famiglia, e sopra tutto per far che stiano in pace la suocera e la nuora di detta casa.
Isabella. È impossibile, è impossibile.
Doralice. È un demonio, è un demonio.
Pantalone. Quarto, che nè l’una ne l’altra di dette due signore abbiano d’avere amicizie continue e fisse, e quella che ne volesse avere, possa essere obbligata andar ad abitare in campagna.
Isabella. Oh, questo è troppo!
Doralice. Questo capitolo offende la civiltà.
Cavaliere. Questo capitolo offende me. L’intendo, signori miei, l’intendo; e giacchè vedo che la mia servitù colla signora Doralice si rende a voi molesta, parto in questo punto, mentre un cavalier ben nato non deve in verun modo contribuire all’inquetudine delle famiglie. (Mai più vado in veruna casa, ove vi siano suocera e nuora). (da sè, parte)
Doralice. Se è andato via il Cavaliere, non resterà nemmeno il Dottore.
Pantalone. Cossa disela, sior Dottor, hala visto con che prudenza ha opera el sior Cavalier?
Isabella. Il signor Dottore non ha da partire di casa mia.