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374 | ATTO TERZO |
Pantalone. Me maraveggio. Vago da mia fia. La vaga ela dalla siora contessa, e vedemo de pacificarle.
Anselmo. Operate voi, e opererò ancor io.
Pantalone. Vorave aver da giustar un fallimento in piazza, piuttosto che trattar una pase tra niora e madonna. (parte)
Anselmo. Giacchè ho questi dieci zecchini, non voglio tralasciare di comprare quei due ritratti del Petrarca e madonna Laura. In questi son sicuro che spendo bene il denaro. Non mi lascerò più ingannare. Imparerò a mie spese. Imparerò a mie spese. (parte)
SCENA VI1.
Camera con tre porte, due laterali ed una in prospetto.
Il Cavaliere da una parte laterale, il Dottore dall’altra; poi tutti i personaggi vanno e vengono in questa scena, e tutte le loro entrate e tutte le loro sortite non fanno che una scena sola.
Dottore. Caro signor Cavaliere, giacchè siamo qui soli, e che nessuno ci sente, mi permette ch’io le dica quattro parole, da suo servitore e da buon amico?
Cavaliere. Dite pure, v’ascolto.
Dottore. Non sarebbe meglio che vossignoria per la parte della nuora, ed io per la parte della suocera, procurassimo di far questa pace?
Cavaliere. Io non ho questa autorità sopra la signora Doralice.
Dottore. Nemmeno io sopra la signora Isabella, ma spero che, se le parlerò, si rimetterà in me.
Cavaliere. Così spererei anch’io della Contessina.
Dottore. Facciamo una cosa, proviamo, e se ci riesce di far questo bene, avremo il merito di mettere in quiete, in concordia tutta questa famiglia.
- ↑ Questa lunghissima scena è suddivisa in nove scene nelle edd. Bettinelli, Paperini ecc., precedenti all’ed. Pasquali: come si vede nell’Appendice.