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LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO 363

Anselmo. Con un cammeo di questa sorta davanti agli occhi, non si sentirebbero le cannonate.

Pantalone. Cossa avemio da far?

Anselmo. Parlate voi, che poi parlerò io. (torna ad osservare il cammeo)

Pantalone. Me proverò un’altra volta. Siora Contessa1, voria pregarla de dir i motivi dei so desgusti contro mia fia. (ad Isabella)

Isabella. Oh! sono assai...

Dottore. I miei sono molto più.

Pantalone. Tasè là, siora; lassè che la parla ela, e pò parlerè vu.

Dottore. Ah sì, deve ella parlare la prima2, perchè... (Ho quasi detto perchè è più vecchia). (al Cavaliere)

Cavaliere. (Avreste fatto una bella scena).

Pantalone. La favorissa de dirghene qualchedun. (ad Isabella)

Isabella. Non so da qual parte principiare.

Giacinto. Signor suocero, se aspettiamo che esse dicano tutto con regola e quiete, è impossibile. Io, che so le doglianze dell’una e dell’altra, parlerò io per tutte due. Signora madre, vi contentate ch’io parli?

Isabella. Parlate pure. (Già m’aspetto che tenga dalla consorte).

Giacinto. E voi, Doralice, vi contentate che parli per3 voi?

Doralice. Sì, sì, quel che volete. (Già terrà dalla madre).

Giacinto. Prima di tutto mia madre si lamenta che Doralice le abbia detto vecchia.

Isabella. Via di qua, temerario. (a Giacinto)

Giacinto. Diceva...

Isabella. Va via, che ti do una mano nel viso.

Giacinto. Perdonatemi.

Isabella. Va, ti dico, impertinente.

Giacinto. (Anderò per non irritarla. Eh! lo vedo, lo vedo; qui non si può più vivere4). (da sè, e parte)

Dottore. (Mi ha dato più gusto, che se avessi guadagnato cento zecchini). (al Cavaliere)

  1. Bettin., Pap. ecc.: Lustrissima siora contessa Isabella.
  2. Bett., Pap., ecc.: deve parlare prima lei.
  3. Bett., Pap. ecc.: anco per.
  4. Bett., Pap. ecc.: stare.