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LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO 359

Isabella. (Bell’azione!) (da sè)

Dottore. Dica, signora Contessa...

Isabella. Non mi rompete la testa.

Dottore. Ma che cosa le ho fatto? Sempre la mi strapazza; sempre la mi mortifica.

Isabella. Venite con me nell’appartamento di mio marito1. (parte)

SCENA XVI2.

Il Dottore solo.

Ecco il bell’onor che si acquista a servire una signora di rango! Per un poco di vanità mi convien soffrir cento villanie. Ma non so che fare. Ci sono avvezzo e non so distaccarmi. (parte)

SCENA XVII.

Camera3 del conte Anselmo.

Il conte Anselmo e Pantalone.

Anselmo. Eccomi qui, eccomi qui. Ma quanto vi dovrò stare?

Pantalone. Aspettemo che le vegna. Disemo quattro parole; femo sto aggiustamento e l’anderà dove che la vuol.

Anselmo. (Brighella non si vede colla risposta della galleria). (da sè)

Pantalone. Vien zente. Chi ela questa, che no ghe vedo troppo?

Anselmo. È mia moglie.

Pantalone. E con ela chi gh’è?

Anselmo. Non ve l’ho detto? Il suo consigliere.

Pantalone. L’è el dottor Balanzoni!

Anselmo. Cose vecchie, cose vecchie.

Pantalone. Ma cossa gh’intrelo? Averia gusto che fussimo soli.

Anselmo. Eh, lasciatelo venire; che v’importa?

Pantalone. (Che bel carattere che xe sto sior Conte!) (da sè) (1) (2) ' (3)

  1. Nelle edd. Bett., Pap. ecc. ci sono invece le seguenti parole: «Isab. (Ho curiosità di vedere come si contiene). da sè».
  2. Questa scena è affatto diversa nelle edd. Bettinelli e Paperini: vedasi Appendice.
  3. Bett., Pap. ecc.: Altra camera.