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348 | ATTO SECONDO |
Cavaliere. Orsù, sentite; acciò la vostra padrona non dica ch’io non do mai nulla alla servitù, tenete questo mezzo ducato.
Colombina. Grazie. Sapete ora che cosa dirà?
Cavaliere. E che dirà?
Colombina. Che avete fatto una gran cascata. (parte)
Cavaliere. Che maledettissima cameriera! Costei è causa principale degli scandali di questa casa. Ella riporta a questa, riporta a quella; le donne ascoltano volentieri tutte le ciarle che sentono riportare; quando odono dir male, credono tutto con facilità, e si rendono nemiche senza ragione. Se posso, voglio vedere che Colombina, scoperta dall’una e dall’altra, paghi la pena delle sue imposture. Pur troppo è vero, tante e tante volte dipende la quiete d’una famiglia dalla lingua di una serva o di un servitore. (parte)
SCENA IX.
Salotto.
Il conte Anselmo con un libro grosso manoscritto e Brighella.
Anselmo. Quanto mi dispiace non intendere la lingua greca! Questo manoscritto è un tesoro, ma non l’intendo. Brighella.
Brighella. Illustrissimo.
Anselmo. Ho trovato un manoscritto greco, antichissimo, che vale cento zecchini, e l’ho avuto per dieci.
Brighella. (De questi a mi non me ne tocca). (da sè)
Anselmo. Questo è un codice originale.
Brighella. Una bagatella! Un codice original? Cara ela, cossa contienlo?
Anselmo. Sono i trattati di pace fra la repubblica di Sparta e quella d’Atene.
Brighella. Oh che bella cossa!
Anselmo. Questo posso dir che è una gioja, perchè è l’unica copia che vi sia al mondo. E poi senti, e stupisci. È scritto di propria mano di Demostene.