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342 | ATTO SECONDO |
Doralice. Dimmele, dimmele, che ti sarò grata.
Colombina. Ha detto... Ma per amor del cielo, non le dite nulla.
Doralice. Non dubitare, non parlerò.
Colombina. Ha detto che siete una donna ordinaria, che non si degna di voi, e che vi tiene come la sua serva.
Dottore. Ha detto questo?
Colombina. L’ha detto in coscienza mia1. Ha detto che vostro marito fa male a volervi bene, e che vuol far di tutto, perchè vi prenda odio.
Doralice. Ha detto?
Colombina. Ve lo giuro sull’onor mio.
Doralice. Ha detto altro?
Colombina. Non me ne ricordo; ma starò attenta, e tutto quello che saprò, ve lo dirò.
Dottore. Non occorr’altro, ci siamo intese.
Colombina. Vado, per non dar sospetto. (Per uno zecchino il mese, non solo riporterò quello che si dice di lei, ma vi aggiungerò anche qualche cosa del mio). (da sè, parte)
SCENA IV.
Doralice, poi Colombina.
Doralice. Io sono una donna ordinaria? una donna ordinaria? Ardita2! Non si degna di me? Io non mi degno di lei, che se non era io, si morirebbe di fame. Mio marito fa male a volermi bene? Fa male mio marito a rompermi il capo, perchè io porti rispetto a questa gran dama. Vuol farmi odiare da suo figliuolo? È difficile, poichè ho io delle maniere da farmi amar da chi voglio e da mettere in disperazione chi non mi va a genio.
Colombina. Illustrissima.
Doralice. Che c’è?