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316 | ATTO PRIMO |
Colombina. A me, signora, impertinente? A me che sono dieci anni che sono in questa casa, che sono più padrona della padrona medesima?
Doralice. A te, sì, a te; e se non mi porterai rispetto, vedrai quello che farò.
Colombina. Che cosa farete?1
Doralice. Ti darò uno schiaffo. (glielo dà e parte)
SCENA IX.
Colombina sola.
A me uno schiaffo? Me lo dà, e poi dice: te lo darò? Così a sangue freddo, senza scaldarsi? Non me l’aspettavo mai. Ma giuro al cielo, mi vendicherò. La padrona lo saprà. Toccherà a lei a vendicarmi. Sono dieci anni che sto in casa sua. Senza di me non può fare; e non mi vorrà perdere assolutamente. Maledetta! Uno schiaffo? Se me l’avesse dato la padrona, che è nobile, lo soffrirei. Ma da una mercante2) non lo posso soffrire. (parte)
SCENA X.
Camera della contessa Isabella3.
La contessa Isabella, poi il conte Giacinto.
Isabella. Questa signora nuora è un’acqua morta, che a poco a poco si va dilatando; e s’io non vi riparo per tempo, ci affogherà quanti siamo. Ho osservato che ella tratta volentieri con tutti quelli che praticano in questa casa; e mi pare che vada acquistando credito. Non è già che sia bella, ma la gioventù, la novità, l’opinione4, può tirar gente dal suo par-