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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR CONTE
FEDERIGO BORROMEO
CONTE D’AVONA
Grande di Spagna di prima classe, Cavaliere dell’insigne
Ordine dell’Aquila Bianca di S. M. il Re di Polonia ecc.1
Io sono fra questi ultimi: innamorato della Virtù, a guisa di colui che non potendo aspirare all’acquisto di una bellezza, si contenta di vagheggiarla dalla finestra. Fra quelli che mi hanno incoraggiato a seguitare la mia carriera sulle scene d’Italia, conto a mia gloria l’Eccellenza Vostra, e ciò vuol dire ch’io posso lusingarmi di non essere uomo inutile affatto, poichè Voi siete quanto dotto, altrettanto sincero, e vi sta a cuore il nome italiano e l’onore di questa Nazione2, che ad altra certamente non cede.
La Virtù si venera da per tutto egualmente; e i Letterati d’ogni Paese formano una Repubblica fra di loro, e sono, per ragion di sì bella madre, concittadini e fratelli. La distanza del luogo, la varietà del clima, la diversità del linguaggio non fa che sia diverso il cuore e lo spirito delle persone, e gli uomini dotti sparsi per le città, per le Provincie, per le nazioni varie del