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io vi ho vagheggiata da maritata, e in luogo di smentire le critiche di chi pensa male di noi, si verrebbero ad accreditare per vere le loro indegne mormorazioni.

Eleonora. Ah sì, purtroppo è vero. Le malediche lingue hanno perseguitata la nostra virtù; negar non posso che saggiamente voi non pensiate, ma il separarci per sempre... Oh Dio! Che pena! Compatite la mia debolezza. Non ho cuor da resistere a sì gran colpo. Anima dell’estinto mio sposo, se m’odi e se ora vedi il mio cuore, perdona se tu non sei nè l’unica, nè la maggior parte del mio dolore. Ah! don Rodrigo, avete trovato il modo di farmi obbliare la perdita del consorte, colla minaccia di una perdita non meno di quella per me dolorosa e funesta.

Rodrigo. Che dobbiamo fare? Avete cuore di resistere a fronte delle dicerie? Siete disposta a preferire la vostra pace al vostro decoro? Se voi m’invitate a farlo, malgrado le mie repugnanze, sarò costretto a ciecamente obbedirvi.

Eleonora. No, don Rodrigo, non voglio perdervi per acquistarvi. Conosco la vostra dilicatezza; non soffrireste gl’insulti del mondo insano. Itene dove vi aggrada, ed a me più non pensate.

Rodrigo. Sì, cara... Oh Dio! perdonate questo involontario trasporto di un amor moribondo. Andrò esule da questa patria, andrò ramingo pel mondo; ma prima di farlo, bramo sapere quale sarà lo stato in cui vi eleggerete di vivere.

Eleonora. Ritirata dal mondo.

Rodrigo. Ed io vi offro quanto sia necessario per una sì eroica risoluzione.

Eleonora. Dareste per altra via motivo di mormorare. Non temete, il cielo mi ha provveduta.

Rodrigo. E come? Mia vita... Ah vedete, se sia necessaria questa nostra separazione. (resta pensoso)

Eleonora. Gran disavventura! Dover prendere motivo di separarci da quell’istessa ragione che ci dovrebbe rendere uniti. (restano tutti due piangendo)