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IL CAVALIERE E LA DAMA | 279 |
Rodrigo. Il povero consorte vostro a me vi ha raccomandato. Adempirei le sue brame, se non temessi gl’insulti de’ maldicenti.
Flaminio. Ammirerà tutto il mondo la vostra condotta.
Virginia. Donna Eleonora potrà servire d’esempio all’onesto modo di conversare.
Claudia. Ma l’imitarla sarà difficile.
Alonso. Siete in debito di cavaliere premiare la virtù di questa singolarissima dcima.
Eleonora. (Che farò?) (da sè)
Rodrigo. (Che risolve?) (da sè)
Eleonora1. Don Rodrigo.
Rodrigo. Donna Eleonora. (mirandosi con tenerezza)
Eleonora. Non so resistere2.
Rodrigo. Non posso più. (sì prendono per la mano)
Tutti. E viva, e viva. (s’alzano)
Rodrigo. Sì, donna Eleonora, giacchè posso sperare di ottenervi senza discapito della vostra estimazione e del mio decoro, vi offerisco la mano.
Eleonora. Accetto la generosa offerta vostra, e vi giuro inalterabile la mia fede. Considerate per altro che son vedova di poche ore, nè mi è lecito passar sì presto a novelle nozze.
Rodrigo. La vostra onestà lo esige. La mia discretezza l’accorda. Un anno vivrete vedova.
Claudia. È troppo, è troppo.
Virginia. Bastano tre o quattro mesi.
Flaminio. Via, per ogni buon riguardo starete nove mesi.
Rodrigo. Chi si marita sol per capriccio, non sa tollerare gl’indugi; ma chi sposa il merito e la virtù, si contenta della sicurezza del premio, e gode colla dilazione di meritarlo.
Eleonora. In quel ritiro ch’io mi aveva eletto per sempre, se vi contentate, mi tratterrò per quest’anno. (a don Rodrigo)
Rodrigo. Saggiamente da vostra pari pensate3. (a donna Eleonora)