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IL CAVALIERE E LA DAMA 273


mutato frase, i nostri cuori principierebbero ad uniformarsi alla corruttela del secolo. Rimediamoci, finchè vi è tempo.

Rodrigo. E non sapete proporre altro rimedio che quello di una sì dolorosa separazione? Veramente lo stato mio, i miei numerosi difetti non mi possono lusingare di più.

Eleonora. V’intendo, con ragione mi rimproverate che io non preferisca al mio allontanamento le vostre nozze. Se io vi sposassi ora che sono vedova, direbbe il mondo che vi ho vagheggiato da maritata, e in luogo di smentire le critiche di chi pensa male di noi, si verrebbero ad accreditare per vere le loro indegne mormorazioni.

Rodrigo. Ah sì, pur troppo è vero. Le malediche lingue hanno perseguitata la nostra virtù; negar non posso che saggiamente voi non pensiate, ma il separarci per sempre... Oh cielo! Compatite la mia debolezza. Non ho cuor da resistere a sì gran colpo.

Eleonora. Che dobbiam fare? Avete cuor di resistere a fronte delle dicerie? Siete disposto a preferire la vostra pace al vostro decoro?

Rodrigo. No, donna Eleonora, non voglio perdervi per acquistarvi. Conosco la vostra delicatezza; non soffrireste gl’insulti del mondo insano. Andrò esule da questa patria, andrò ramingo pel mondo; ma prima di farlo, bramo sapere quale sarà lo stato in cui vi eleggerete di vivere.

Eleonora. Ritirata dal mondo.

Rodrigo. Ed io vi offro quanto sia necessario per una sì eroica risoluzione.

Eleonora. Dareste per altra via motivo di mormorare. Non temete, il cielo mi ha provveduta.

Rodrigo. E come? Ma vita... Ah, vedete se sia necessaria questa nostra separazione. (resta pensoso)

Eleonora. Gran disavventura! Dover prender motivo di separarci da quell’istessa ragione, che ci dovrebbe rendere uniti. (restano tutti due sospesi)