Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/271


IL CAVALIERE E LA DAMA 261

Alonso. Avverti non mancare, che don Rodrigo ed io ti faremmo pagar cara la tua mancanza. (a Balestra e parte)

Balestra. Obbligatissimo. Questa volta a portar viglietti mi son guadagnata una bella mancia. (parte)

SCENA IV.

Camera di donna Eleonora.

Donna Claudia e Donna Virginia.

Virginia. Vogliamo dire che donna Eleonora riposi ancora?

Claudia. Oibò, l’ho sentita muoversi prima che noi uscissimo della camera.

Virginia. Perchè dunque non esce, o non ci fa entrare?

Claudia. Prima di farsi vedere, vorrà porsi in bellezze.

Virginia. Credo non ne avrà volontà, dopo il dolor sofferto per la perdita di suo marito.

Claudia. Oh l’avete detta maiuscola! Credete voi ch’ella abbia sentito dolore per la morte del marito?

Virginia. Non l’avete voi veduta svenire?

Claudia. Cara donna Virginia, siete pur donna anche voi. Non vi siete mai servita di veruno svenimento, per dare ad intendere quel che non era?

Virginia. Voi mi fate ridere. Certo che all’occasioni non ho mancato anch’io di prevalermi di due lacrimette per intenerire. Ma per altro credetemi che la perdita di don Roberto l’ha sconcertata.

Claudia. Ed io penso tutto il contrario. Credo anzi che non vedesse l’ora ch’egli morisse.

Virginia. In quanto a questo poi, il marito è sempre marito, e per cattivo ch’ei sia, non si può fare di meno qualche volta di non amarlo.

Claudia. Sapete cosa dicono gli uomini di noi? Che vi sono per essi due giorni felici. L’uno, quando si maritano; l’altro, quando muore ad essi la moglie: e perchè non abbiamo noi a dire lo stesso di loro?