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260 | ATTO TERZO |
Alonso. Se tu ritorni senza risposta, don Flaminio non saprà che pensare di don Rodrigo, e forse attribuendo a viltà il suo silenzio, si vanterà vincitore senza combattere. Ecco don Rodrigo che torna, non ti partire.
Balestra. (Pazienza! Ci sono, e non me ne posso ire. Se la scampo questa volta, non mi ci lascio più ritrovare). (da sè)
SCENA III.
Don Rodrigo e detti.
Rodrigo. Ecco la risposta che recherai a don Flaminio in mio nome.
Alonso. Poss’io essere a parte delle vostre risoluzioni?
Rodrigo. Vi leggerò il mio viglietto, e mi direte poi se io abbia risposto da cavaliere.
Alonso. Lo sentirò con piacere.
Rodrigo.1 Don Flaminio. Rispondo alla vostra disfida, non poterla, nè doverla io accettare, poichè tutte le leggi me lo inibiscono. Se non vi fosse altro da temere, oltre le pene pecuniarie ed afflittive, fulminate dai Sovrani Decreti, forse mi esporrei a soffrirle, per darvi pruova del mio coraggio; ma poichè le leggi cavalleresche dichiarano infame il cavaliere duellista, ricuso assolutamente di venire al luogo della disfida. Vi dico però nello stesso tempo, ch’io porto la spada al fianco per difesa della mia vita e dell’onor mio, e che in qualunque luogo avrete ardire di provocarmi, saprò rispondervi da cavaliere qual sono.
Don Rodrigo Rasponi.
Che dite? Vi pare che io abbia adempito all’uno e all’altro de’ miei doveri?
Alonso. Sì certamente. Non potevate in miglior maniera obbedire alle leggi, e dimostrare il vostro valore.
Rodrigo. (Chiude il biglietto coll’ostia, e lo dà a Balestra) Tieni, portalo al tuo padrone. Amico, compiacetevi di venir meco, (parte)
- ↑ Bett. e Sav.: legge forte.