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IL CAVALIERE E LA DAMA 245

Colombina. Ghelho detto io, e gliel’averà detto il vostro viglietto1.

Eleonora. Non so per qual ragione sia venuto in capo a donna Claudia e donna Virginia di volermi fare una visita. Le conosco; ci sarà il suo mistero.

Colombina. È stato picchiato.

Eleonora. Va a vedere chi è.

Colombina. Subito. (parte)

Eleonora. Il signor Anselmo è tanto gentile e cortese, che mi dovrebbe aver favorito, tanto più ch’io non l’ho mandato a pregare perchè mi doni, ma solamente aspetti qualche giorno il denaro.

SCENA XIII.

Colombina e Toffolo con un bacile, sopra del quale due mazzi di candele, sei pani di zucchero, un vaso di tè, un cartoccio di caffè e quattro candellieri d’argento; e detta.

Colombina. Oh, è molto garbato il signor Anselmo! Guardi, signora padrona, guardi.

Eleonora. Che ha egli fatto? Gli hai tu dato il mio viglietto?

Colombina. Gliel’ho dato in coscienza mia.

Eleonora. Io l’ho pregato che mi mandasse mezza libbra di caffè, una libbra di zucchero, ed un poco di tè2; ed egli perchè mi manda tutta questa gran roba?

Toffolo. Il signor Anselmo la riverisce, e dice che perdoni la confidenza. Le manda questo mazzo di candele, questo cartoccio di caffè d’Alessandria vero, un vaso di tè e questi sei pani di zucchero, acciò se ne serva e goda il tutto per amor suo.

Colombina. Così ancora i candellieri e la guantiera?

  1. Così segue nelle edd. Bett. e Sav.: «Eleon. Sarà mezz’ora di notte. Col. E se viene in conoersazìone, non vi è altro che quella mezza candela di sevo. Eleon. Pazienza; ognuno sa ch’io son povera. Col. È stato picchiato. Eleon. Prendi il lume. Col. E voi resterete all’oscuro? Eleon. Non importa. Col. Contenta voi, contenta io. prende il lume e parte. Eleon. Il signor Anselmo è tanto gentile ecc.»
  2. Bett. e Sav. aggiungono: e quattro candele di cera.