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IL CAVALIERE E LA DAMA 231

Eleonora. E che cosa hai?

Pasquino. Ho fame.

Eleonora. Colombina, conducilo in cucina e per ora dagli quel poco che vi è1.

Pasquino. Prego il cielo che suo marito possa guadagnare un’altra borsa a quel medico che ha perso questa2 (caccia3 fuori il fazzoletto per soffiarsi il naso, e dal fazzoletto cade una lettera.)

Eleonora. Che cosa ti è caduto?

Pasquino. Oh diavolo! (S’accorge della lettera che era dentro nel fazzoletto)

Eleonora. Che foglio è quello?

Pasquino. Eh niente... (Se legge questa lettera, ho paura di qualche imbroglio). (da sè)

Eleonora. Voglio vederlo.

Pasquino. Eh no, signora. È una lettera mia...

Eleonora. Dammela, voglio vederla.

Pasquino. In verità non occorre...

Eleonora. Colombina, levagli quella lettera.

Colombina. Dà qui.

Pasquino. Via, è una lettera del padrone.

Colombina. Vogliamo vedere. (gli leva la lettera) Eccola. (la dà alla padrona)

Eleonora. Mi pareva impossibile che don Roberto non mi avesse scritto. Questo è suo carattere. Oimè, il cuore mi balza in petto. (apre la lettera)

Pasquino. (Ora si scuopre tutto, è meglio ch’io me ne vada), (da sè) Signora padrona, vado via.

Colombina. Aspetta; voglio anch’io sentir questa lettera.

Pasquino. (Vo’ vedere se mi riesce buscare quest’altro scudo; e me ne torno a Benevento, prima che da questo nuvolo precipiti la tempesta). (parte, vedendo non essere osservato)

  1. Segue nelle edd. Bett. e Sav.: «Col. Hai molta fame? Pasq. Più tosto. Col. Vieni, che stai fresco. Andiamo. Pasq. Signora padrona, mi favorisce una presa di tabacco? Prego il cielo ecc.».
  2. Nelle edd. Bett. e Sav.: «Eleon. Tieni. (gli dà il tabacco). Pasq. Buono. (starnuta, poi caccia fuori il fazzoletto ecc.)».
  3. Zatta: cava.