Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/237


IL CAVALIERE E LA DAMA 227


o che il soldato valoroso, prendendola per assalto, tratta a discrezion l’inimico, lo passa a fil di spada e s’impossessa di tutta la munizione.

Flaminio. Bravo, Balestra. Tu sei molto intendente della guerra amorosa.

Balestra. Sappia che nel reggimento di Cupido ho sempre servito di foriere.

Flaminio. Potresti dunque precedere la compagnia de’ miei desideri amorosi e avanzarti verso il quartiere dell’inimico.

Balestra. Buono! Vorrebbe V. S. Illustrissima ch’io gli andassi a preparare la tappa.

Flaminio. Potresti intimare al capitano la resa.

Balestra. Mi dia un poco di munizione e mi lasci operare.

Flaminio. Eccoti della polvere d’oro, che vale molto più di quella da schioppo. (gli dà dei denari)

Balestra. Infatti anche nelle guerre più vere si consuma più oro che salnitro. Lasci fare a me. Già so qual è la piazza che si deve attaccare; me l’ha detto un’altra volta e, grazie al cielo, ho buona memoria.

Flaminio. Ti pare che sia soverchiamente difesa?

Balestra. So tutto; conosco il general comandante. So che presidio vi è dentro.

Flaminio. Ti lusinghi della vittoria?

Balestra. Della difesa interna non ho paura. Mi spaventa un certo campo volante.

Flaminio. Condotto forse dall’armi di don Rodrigo?

Balestra. Per l’appunto. Ho paura ch’egli abbia un reggimento d’Ungheri, che distruggano le nostre batterie.

Flaminio. Convien pensare a qualche militare strattagemma.

Balestra. Vedrò se mi riesce aver la piazza con l’intelligenza di qualche subalterno.

Flaminio. Questo sarebbe un combattere senza sangue.

Balestra. Vi è un certo capitan Colombina; se mi riesce di guadagnarlo, può essere che di notte ci faccia calare il ponte e ci dia l’ingresso per la porta del soccorso. Allora, chi si può