Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/234

224 ATTO SECONDO

Rodrigo. Che fai tu qui?

Pasquino. Cerco una lettera.

Rodrigo. Che lettera?

Pasquino. Una lettera che mi ha data il padrone per portare alla mia padrona.

Rodrigo. Come sta il tuo padrone?

Pasquino. È in letto, che sta combattendo fra il male ed il medico.

Rodrigo. Perchè dici così?

Pasquino. Perchè il male ed il medico fanno a gara per ammazzarlo più presto.

Rodrigo. (È ridicolo costui). (da sè) Dunque il tuo padrone è ammalato?

Pasquino. Signor sì, ed io ho perduta la lettera.

Rodrigo. Don Roberto scrive una lettera a donna Eleonora?

Pasquino. Signor sì. Abbiamo fatto la cosa in due1.

Rodrigo. E come in due?

Pasquino. Egli l’ha scritta ed io l’ho perduta.

Rodrigo. (Voglio valermi di costui per il mio disegno). (da sè) Come farai a presentarti a donna Eleonora senza la lettera di suo marito?

Pasquino. Io fo conto di tornarmene a Benevento coll’istessa cavalcatura. (accenna le proprie gambe)

Rodrigo. E vorrai partire senza lasciarti vedere dalla padrona? Se ella sa che sei qui venuto, dubiterà che don Roberto sia morto e darà nelle disperazioni.

Pasquino. È vero; anderò a consolarla2.

Rodrigo. Se vai senza lettera, è peggio.

Pasquino. Dunque anderò o non anderò?3

Rodrigo. Orsù, sentimi, io ti darò da portarle una cosa che le sarà più cara della lettera.

Pasquino. Buono. L’averò a caro.

Rodrigo. Eccoti una borsa con dentro cinquanta scudi. Devi portarla a donna Eleonora e dirle che a lei la manda il consorte,

  1. Bett. e Sav.: L’abbiamo fatta in due.
  2. Bett. e Sav. aggiungono: coll’adorabile mia presenza.
  3. Bett. e Sav.: e non anderò; mezzo sì e mezzo no.