Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/227


IL CAVALIERE E LA DAMA 217

Balestra. (In un forno ben caldo). (da sè, parte)

Virginia. A proposito, donna Claudia, quant’è che non vedete donna Eleonora?

Claudia. Sarà una settimana.

Virginia. Poverina, gran disgrazia!

Claudia. Eh, non dubitate che ha trovato chi la consola.

Virginia. E chi? Don Rodrigo?

Claudia. Don Rodrigo, per l’appunto. (va facendo il giuoco)

Virginia. Eppure è un uomo serio, che non si è mai dilettato di servir dame.

Claudia. Quelli che non appariscono in pubblico, fanno meglio le loro cose in privato.

Alonso. Signora, l’avete trovato questo trionfo?

Claudia. Oh, siete impaziente! Mi è stato detto per certo, ch’egli va in casa sua a tutte l’ore.

Virginia. È verissimo, lo so ancor io; e sì chi la sente, la modestina, ella è una Penelope di castità.

Claudia. io non le ho mai creduto. Sentite, se non fosse don Rodrigo, ella si morrebbe1 di fame.

Virginia. Dote non ne ha certamente.

Claudia. Dote? Se è andata a marito che non aveva camicia da mutarsi.

Virginia. Ma perchè mai don Roberto l’ha presa, se era così povera?

Alonso. Ve lo dirò io, signora. Perchè don Roberto è di una nobiltà moderna, e donna Eleonora è di una delle prime famiglie antiche di Napoli.

Virginia. Oh, oh, gran nobiltà invero! Si sa chi era sua madre; era figlia di un semplice Cittadino, e sua zia ha preso per marito un avvocato.

Claudia. Eh! Io so perchè l’ha sposata.

Virginia. Perchè, cara amica?

Claudia. Non voglio dir male, ma so tutta la storia come andò.

Virginia. Vi era qualche obbligazione?

  1. Bett.: muorirebbe.