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IL CAVALIERE E LA DAMA 213

Claudia. Asinaccio! Il cavalier servente non ha portiera. Passi.

Balestra. Perdoni; sono ancora novizio. (Un’altra volta lo lascio venire, se la fosse anco al licet.) (parte)

Claudia. Vorrei rimproverarlo, ma non vuò disgustarlo. E troppo buon1 cavaliere. Soffre2 tutto e si contenta di poco.

SCENA VIII.

Don Alonso e detta, poi Balestra.

Alonso. Ben levata, donna Claudia, mia signora.

Claudia. Caro don Alonso, compatite l’ignoranza del nuovo mio servitore. Non è stata mia intenzione che facciate anticamera.

Alonso. So la vostra bontà, nè io sto su queste piccole cose.

Claudia. Oh, io sono poi esattissima. Ma don Alonso mio, vi vorrei un poco più diligente.

Alonso. Signora, un affare di premura questa mattina mi ha trattenuto.

Claudia. Eh, non vorrei... Basta, basta, se me n’accorgo, povero voi.

Balestra. Illustriss... (viene)

Claudia. Che vuoi tu qui? (arrabbiata)

Balestra. Un’altra imbas...

Claudia. Va via, serra quella portiera.

Balestra. Ma senta....

Claudia. Va via. Quando un cavaliere è nella mia camera, non hai da entrare senza mia permissione.

Balestra. Non occorre altro. (Maledettissima!) (parte)

Claudia. Credetemi, don Alonso, che con questi servitori ignoranti io impazzisco.

Alonso. Ma egli, compatitemi, aveva un’imbasciata da farvi.

Claudia. Un’imbasciata?

Alonso. Certamente. Ha principiata la parola e non l’ha finita.

Claudia. Ha un’imbasciata da farmi, e non me la fa? Gran bestia! Balestra.

  1. Così Zatta; le edd. precedenti: il buon.
  2. Bett. e Sav.: Fa.