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IL CAVALIERE E LA DAMA 205

Dottore. La vittoria l’ho in pugno. Ho guadagnato senz’altro, e si vedrà quanto prima fin dove si estenda l’acutezza del Dottor Buonatesta. (parte)

SCENA IV.

Donna Eleonora, poi Colombina.

Eleonora. Oh cielo! Quando mai terminerò di penare? Non vedo l’ora di andare al possesso di qualche cosa, per poter sovvenire alle mie miserie e per soccorrere in qualche parte il povero mio marito, che si trova in angustie niente meno di me.

Colombina. Orsù, signora padrona, eccomi qui. Datemi uno scudo, ch’io vado subito, subito a provvedere il desinare.

Eleonora. (Oh sì, che vogliamo star bene). (da sè)

Colombina. Dove sono i denari? Dove li avete messi?1

Eleonora. Li ho dati al signor Dottore per la spedizione della causa.

Colombina. Tutti?

Eleonora. Tutti: mi ha fatto il conto, e senza venti scudi non si può avere la sentenza.

Colombina. Che ti venga la rabbia. Dottor del diavolo! Portarli via tutti? Lasciarmi senza desinare? Non me ne scorderò mai più. (è picchiato)

Eleonora. Picchiano.

Colombina. Fosse almeno quel cane del Dottore; vorrei certo, certo che li mettesse giù.

Eleonora. Ma se fa per noi.

Colombina. Non gli credo una maledetta. (parte)

Eleonora. Costei sempre pensa al male, ed io penso al bene. Ah, voglia il cielo ch’ella non l’indovini più di me.

Colombina. Signora, signora. Ecco qui il signor don Rodrigo.

Eleonora. (S’alza) Presto, ritira quel tavolino, avanza quella sedia, porta via il telaio; sbrigati e fa che passi.

  1. Bettin. e Sav.: Li avete messi via.