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IL CAVALIERE E LA DAMA 203

Eleonora. No, me lo ha prestato sin tanto che io possa restituirglielo con minore mcomodo.

Colombina. Buono, buono, e viva. Mangeremo almeno qualche cosa.

Eleonora. Chi è venuto?

Colombina. Il signor Dottore... Volete che io vada a comprarvi un pollo?

Eleonora. Ci penseremo. Fa venire il Procuratore.

Colombina. Vado subito. Compatitemi, è una settimana che si digiuna. Oh cari! Oh come son belli! Benedetto quel vecchio! Ventre mio, preparati, che hai da far festa. (dopo aver riguardato li denari, parte)

Eleonora. Povera ragazza, la compatisco. Le lunghe astinenze la rendono desiosa di reficiarsi.

Dottore. Faccio umilissima riverenza alla signora donna Eleonora.

Eleonora. Serva, signor Dottore, favorisca.

Dottore. (Oh le belle monete!) (osserva i denari, e siede)

Eleonora. Che buone nuove mi porta della mia causa?

Dottore. Buone, buonissime, ottime, ottimissime. (Sono tutti scudi effettivi).

Eleonora. Quando si può sperare di avere la sentenza?

Dottore. Anche oggi, se vuole.

Eleonora. Se voglio? Vi potete immaginare con quanta ansietà la desidero.

Dottore. (Quattro e due sei, e tre nove, e due undici...) (va contando con arte li scudi sul tavolino)

Eleonora. Che cosa andate dicendo fra di voi?

Dottore. Andava facendo il conto, quanta spesa ci vorrà per far pubblicare la sentenza.

Eleonora. Quanto ci vorrà?

Dottore. Ora glielo saprò dire, (quattro e tre sette, e due nove, e quattro tredici, e tre sedici, e due diciotto, e due venti). (osservando come di sopra) Ci vorranno per l’appunto venti scudi.

Eleonora. Possibile che ci voglia tanto!