Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/189


181


Poveri fioi! Povero pare! Ma fenimo la nostra operazion. Animo. Avanti che la se sfredissa, siora Rosaura, la vaga a bon viazo.

Rosaura. Signor padre, che dite?

Dottore. Va pure, io non ti ascolto.

Rosaura. E averete core di vedermi partire senza baciarvi la mano?

Dottore. Non sei degna di baciarmi la mano.

Rosaura. Pazienza! Vedessi almeno mia sorella prima di partire.

Dottore. Signor Pantalone, vi contentate che le diamo questa consolazione?

Pantalone. Perchè no? Questo el se pol far.

Dottore. Eleonora?

SCENA XXV1.

Eleonora e detti.

Eleonora. Eccomi.

Dottore. Tua sorella desidera salutarti.

Rosaura. Sorella carissima.

Eleonora. Eh sorella carissima, non è più tempo di collo torto.

Rosaura. Abbiate giudizio.

Eleonora. Abbiatene voi, che ne avete più bisogno di me.

Rosaura. Io torno nel mio ritiro.

Eleonora. Ed io resto nella mia casa.

Rosaura. Vado a vivere con maggior cautela.

Eleonora. Ed io continuerò a vivere come faceva.

Rosaura. In casa di mia zia chi ha giudizio vive assai bene.

Eleonora. Chi ha giudizio vive bene anche in casa propria.

Rosaura. Ma non bisogna praticar nessuno.

Eleonora. Le pratiche fanno male per tutto.

Rosaura. Sorella, addio.

Eleonora. Addio, Rosaura, addio.

Rosaura. Signor Florindo.... Posso salutar il mio sposo? (a Pantalone)

  1. Corrisponde alla sc. XXIII delle edd. Pasq., Zatta ecc.