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Pantalone. Oh caro, mia mugier. Ave Servio a Venezia e no savè che in casa, nominando al paron e la parona, no se dise altro che elo e ela? Xelo vegnù elo? Xela vegnua ela? Diseghelo a elo. Domandeghe a ela; sì ben, domandeghe a ela.
Brighella. Vago subito a dirghe a ela, da parte de elo, che la vegna ela con eli a disnar con elo. (parte)
SCENA X1.
Pantalone e Ottavio, poi Lelio nella camera.
Pantalone. Sto servitor el me par una bella birba.
Ottavio. Guardatevi che non dia dei cattivi esempi ai vostri figliuoli e che non diciate che sono stato io.
Pantalone. Fè el vostro debito e no pensè altro.
Ottavio. Il zelo, il zelo mi fa parlare. (esce Lelio dalla camera e la chiude con la chiave)
Ottavio. (Osserva) (Lelio chiude. Florindo sarà nascosto). (da sè)
Lelio. Eccomi, signor padre. I denari li ho posti sul tavolino e questa è la chiave della camera. (gli dà la chiave)
Pantalone. Tanto sè sta?
Ottavio. (Giocherei che ha tre o quattro scudi in tasca). (piano a Pantalone)
Pantalone. (Co anderò in camera, li conterò. El me fa una rabbia!) Lelio, vien via co mi. Andemo in mezza. Avanti d’andar a tola, voi che demo un’occhiada a quel contarelo dei bulgari2: ancuo scade el pagamento e no li vogio far aspettar.
Lelio. Farò tutto quella che comandate.
Ottavio. Signor Pantalone, sono due ore che è sonato mezzogiorno. Non si mangia mai?
Pantalone. Un poco de pazienza. Co magnerò mi, magnerè anca vu.
Ottavio. Io questa vita non la posso fare.
Pantalone. E vu, se no la ve piase, fevela barattar. (parte)
Lelio. Non siete buono da altro che da mangiare. (Villanaccio). (parte)