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queste mie viscere, e tanto basta. Ma non è vero ch’ei sia vizioso, come credete. È un bambino, è un agnello; ma se egli è inclinato per il matrimonio, che volete che io ci faccia?

Pantalone. El se tien lontan da le occasion. Nol se lassa praticar.

Beatrice. Dunque non può sperare di maritarsi?

Pantalone. Siora no, nol s’ha da maridar.

Beatrice. Questa massima è opposta all’altra di lasciar ai figliuoli la libera elezion dello stato.

Pantalone. Gran donne acute e suttile dove se tratta del so interesse. Xe vero, siora sì, ste do massime xe contrarie, ma sentì e imparè da ste do massime cossa che se recava. Felici quei fioli che pol elegger liberamente el proprio stato, ma felici quelle famegie, che no vien rovinade dai fioi ne la elezion del so stato. Chi ha l’arbitrio de operar, e opera con prudenza, ricompensa co la rassegnazion la libertà che ghe vien concessa. Parlo con vu in t’una maniera, che con una donna no convegnirave parlar. Ma parlo come la intendo, e so che poco o assae anca vu m’intende, perchè vualtre done gh’ave spirito, gh’ave talento, e beate vu, e felicissime, se tutte lo volessi impiegar ben. (parte)

Beatrice. Ora che ho presa questa colazione, posso star senza desinare. Può fare, può dire quel che vuole, mio figlio lo amo teneramente. Se è vero che la signora Eleonora lo ami, vorrà lui e non Lelio. Mi chiarirò; anderò io stessa in casa del signor dottore; condurrò meco mio figlio; si ammoglierà ad onta di mio marito. Quando noi altre donne si cacciamo in testa una cosa, non ce la cava nemmeno il diavolo. (parte)

SCENA V.

Altra camera in casa di Pantalone.

Colombina fuggendo da Florindo.

Colombina. Via, dico, lasciatemi stare.

Florindo. Fermate, sentite una sola parola.

Colombina. Se volete che io vi ascolti, tenete le mani a voi.è