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Colombina. Ma se non è caldo.

Arlecchino. Ahi! (s’accosta più)

Colombina. Via, prendetelo.

Arlecchino. Ahi! (lo prende)

Colombina. E così vi pare che scotti?

Arlecchino. Ahi, ahi! (lo tiene in mano)

Colombina. Ma lo tenete in mano, sentite che non scotta, e gridate ahi?

Arlecchino. No dis el proverbio: chi è scottà dall’acqua calda, ha paura della fredda? Cussì anca mi. M’ho scottà col ferro caldo, ho paura del manego freddo.

Colombina. Via, fatemi questo piacere.

Arlecchino. Ve lo farò, ma vôi la lusuria.

Colombina. Che volete d’usura?

Arlecchino. Voi che me destirè una camisa.

Colombina. Se sarà da distendere, lo farò volentieri.

Arlecchino. L’è una camisa che m’ha donà el paron. Vedere che roba! La gh’ha fina mezzo maneghetto de merlo fin, che se suppia via. (parte)

SCENA X.

Colombina, poi Arlecchino che torna col ferro rovente e la camicia.

Colombina. Costui è alquanto semplice, ma è onorato e da bene, onde quasi quasi applicherei a sposarlo. Gli uomini che sono accorti e spiritosi, poche volte riescono bene, mentre l’abilità e lo spirito per lo più l’impiegano nel male. Se il marito è un poco sciocco, pazienza; già per essere marito non vi vuole grande studio.

Arlecchino. Son qua, son qua. Presto, tegnì sto diavol de fero, ch’el me fa paura. (lo pone sul tavolino)

Colombina. Bravo, Arlecchino, vi ringrazio.

Arlecchino. Oh, ecco qua la camisa. Ve la raccomando, perchè