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92 | ATTO TERZO |
Lelio. E la signora Rosaura si è lasciata sedurre?
Geronio. Non mi sarei mai creduta una cosa simile.
Lelio. Era tanto savia e modesta!
Geronio. La credeva innocente come una colomba.
SCENA XVIII.
Pancrazio di dentro, e detti.
Pancrazio. Son qua, signor Geronio, gran novità!
Geronio. Sapete nulla della mia figliuola?
Pancrazio. Adesso saprete il tutto. Lasciate prima che parli a mio figlio.
Geronio. Ditemi che cos’è di mia figlia.
Pancrazio. Abbiate un poco di pazienza. Consolati, figlio mio, tu sei innocente. Mi dispiace del travaglio e della pena che hai avuto: ma l’amore di tuo padre ti saprà ricompensare con altrettanta consolazione.
Lelio. Caro signor padre, il vostro amore è una ricchissima ricompensa di tutto quello che ho pazientemente sofferto.
Pancrazio. Poveretto! Quanto mi dispiace...
Geronio. Per carità, mia figlia si è ritrovata?
Pancrazio. S’è ritrovata.
Geronio. Dove? Presto, ove si ritrova?
Pancrazio. E di là in sala.
Geronio. Indegna! Saprò punirla. (in alto di partire)
Pancrazio. Fermatevi. Io l’ho trovata; io l’ho fatta arrestare; il mio figlio è stato il seduttore e della vostra offesa a me aspetta a trovare il risarcimento.
Geronio. Ah! signor Pancrazio, voi mi consolate. Fate pure tutto quello che credete ben fatto. Mi rimetto in tutto e per tutto al vostro giudizio, e prometto e giuro non aprir bocca in qualunque cosa sarà ordinata dalla vostra prudenza.
Pancrazio. E tu, Lelio, acconsentirai a tutto quello che farà tuo padre anco a riguardo tuo?