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può quasi asserire non esservi accreditato Comico, il quale non abbia voluto dar saggi del proprio ingegno su questo soggetto; e se molti riusciron con lode, accadde anche sovente, che impastricciandosi da Comici molte di esse Commedie insieme, ne furon formati dei mostri. Alcuni non si contentaron di introdurre una coppia1 di gemelli, che ne introdusser due coppie: quindi a’ nostri tempi si videro in una istessa Commedia due Leandri fratelli, e due Eularie sorelle simili; in una altra due fratelli padroni simili e due fratelli servi simili, e si rappresenta ancora una Commedia intitolata i quattro simili di Plauto, che certamente non si sarebbe mai sognato di farla quel grand’Autore.

Ho voluto farvi questa leggenda, perchè veggiate che io so benissimo quanto rancido è l’argomento della mia Commedia presente, e da quante diverse mani è stato trattato. Potete però coll'incontro delle Commedie allegatevi assicurarvi, che poco mi sono approfittato dell’altrui invenzioni. Io ho creduto di potere inalzare sul fondamento vecchio una fabbrica affatto nuova, e ciò mi venne in mente sull’osservazione da me fatta che in tutte le antiche pariglie i due Gemelli, oltre al doversi supporre somigliantissimi in tutto l’estrinseco della persona, il che è pur nella mia, sono rappresentati eziandio d’un somigliantissimo carattere, o certamente non guari diverso. Mi son però voluto provare a farli di carattere affatto differenti l’uno dall’altro, e dar loro nomi distinti. L’impresa mi venne agevolata dalla certa scienza ch’io aveva della straordinaria abilità del bravo Comico Cesare d’Arbes, nel fare il diverso Personaggio dello spiritoso e dello sciocco; ed ecco quel che mi ha condotto a scrivere questa Commedia.

Se io abbia colto nel punto propostomi, tocca a’ Lettori il deciderlo. Io non ardisco di sostenere in ogni sua menoma parte perfetta nè questa mia opera, nè nessun’altra; ma se devo giudicarne dall’universale applauso, con che fu essa ricevuta e in Venezia, e in Firenze, e in Mantova, e in altre Città dell’Italia, mi lusingo che nel suo tutto ella possa passare per buona; il che finalmente è quanto può mai pretendersi da uno scrittore ancora novello;

  1. Bettin. e Paper. stampano: copia.