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di V. E., la quale per lo innanzi tollerar non sapeva in verun conto le sciocche e molto meno scostumate sceniche Rappresentazioni, per la qual cosa o di rado, o non mai soleva intervenirci; onde veggendo con quanta bontà, con quanto generoso compiacimento favoriva le mie, non solo le riputai fortunate, ma giunsi a crederle qualche cosa di buono. So che V. E., per naturale soavissima benignità, tutto sa compatire, tutto aggradir si compiace, ma ciò può verificarsi negli Uomini in quelle cose le quali si trovano essi per una tal quale necessità come costretti a soffrire, non già in quelle che liberamente si eleggono.
Lo deggio dire, e lo dirò a mia gloria, la di lei presenza, la di lei benignissima approvazione, mi ha dato spirito, e mi ha somministrato valore e coraggio, e scrivendo alcuna Commedia, il solo pensiero che dovesse ella servir di spettacolo anche all’E. V., mi metteva in dovere di esaminarla con maggior diligenza e di renderla, per quanto mi fosse possibile, castigata e corretta.
V. E., dopo di essersi dichiarata Protettore umanissimo delle mie Commedie, degnassi benignamente di manifestarsi anche Protettore della mia stessa persona; e questo è il grand’obbligo che avrò sempre al Teatro, d’essermi per tal mezzo acquistato il patrocinio di un Cavaliere rispettabile per la sua Nobiltà, per il suo Grado, ammirabile1 per tante belle virtù che lo adornano.
Un libro di Commedie non è luogo veramente adattato per esaltare le Glorie di una Famiglia si illustre, di un Senatore sì ragguardevole. Adoro il Sacro Triregno, venero le Mitre che hanno accresciuti i fregj al vostro antichissimo nobil Casato; applaudisco all’affetto distinto e ben giusto, che in ogni tempo ha manifestata la gloriosa vostra Serenissima Patria verso i chiari vostri Progenitori, ornandoli de’ più luminosi fregj ond’ella suol contrassegnar2 e premiar il merito de’ Figli suoi valorosi; e con mio sommo compiacimento lo veggo continuato ne’ dignissimi Senatori Vostri Fratelli, e in Voi medesimo, meritamente quant’altro mai esser lo possa, collocato fra i Padri Coscritti di quell’augusto Senato. Ma altri di me più valenti Scrittori decantino codeste glorie, che largo