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IL FRAPPATORE 75

SCENA XIV.

Tonino e detti, poi Arlecchino.

Tonino. Poveretto mi! agiuto, un gotto de acqua per carità.

Fabrizio. Che cosa è stato?

Tonino. Sior Ottavio xe deventà matto. El s’ha tratto zo dal balcon.

Eleonora. Povera me!

Beatrice. Aiutatelo.

Arlecchino. Siora Eleonora, no v’incomodè più de cercar vostro marido.

Eleonora. Oimè! è egli morto?

Arlecchino. Siora no, el s’ha fatto solamente un poco de mal, ma l’ha trovà della zente caritatevole, che l’ha agiutà.

Beatrice. È in luogo sicuro?

Arlecchino. Sicurissimo. I sbirri l’ha1 chiappà con amor; e con tutta carità i l’ha menà in preson.

Beatrice. Ah infelice!

Eleonora. Ah sventurato!

Florindo. La galera, a quel ch’io sento, non la può fuggire.

Fabrizio. Ecco il fine meritato dal Frappatore2.

SCENA ULTIMA.

Rosaura e detti.

Rosaura. Gran cose, signor zio, ho veduto e sentito.

Fabrizio. Non si poteva aspettare diversamente un perfido come lui. Vedete, signor Tonino, se io vi diceva la verità?

Tonino. Sior Fabrizio, per carità, no me abbandonè.

Fabrizio. Se piacevi3 di restar meco e dipendere da’ miei consigli, vi chiamerete contento.

Tonino. Farò tutto quel che volè, me basta una cossa sola.

Fabrizio. Che cosa?

  1. Sav. e Zatta: l’han.
  2. Mancano queste parole di Fabrizio nell’ed. Zatta.
  3. Zatta: vi piace.