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70 ATTO TERZO

Fabrizio. Ma come mai avete impiegati gli anni della fanciullezza e della più tenera gioventù?

Tonino. Mio sior padre xe morto a bonora. Mia siora madre s'ha tornà a maridar. Mi son resta in te le man de mio barba, e lu el me fava star in campagna, solo, coi contadini1, diese mesi dell’anno. Nol m’ha fatto studiar, no ho impara gnente. Tutto quel che so, lo so per via del mio gran spirito, della mia bona testa. Ho impara a cantar, a ballar, a far el poeta, cussì, senza che nissun m’insegna. Ho sempre avudo, siben che giera in campagna, delle massime da gran signor. Un fattor m’ha messo in testa de farme nobile. Avemo robà sie sacchi de gran a mio barba, avemo spartio el vadagno mezo per omo. Mi son andà a Torzelo a farme zentilomo, e lu li ha godesti co la so morosa.

Fabrizio. Una simile educazione non poteva riuscire diversamente. Basta, il mio buon core, portato a far del bene a chi può, mi consiglia a non abbandonarvi. Farmi che in voi vi possa essere un fondo buono ed una docilità da poter sperare buon frutto.

Tonino. Per mi, mettème lesso, mettème rosto, stago a tutto. Basta che me dè muggier, mi no cerco altro.

Fabrizio. Ve la darò, se avrete giudizio.

Tonino. Ve digo e ve prometto che farò tutto quel che volè.

Fabrizio. Andiamo dal signor Ottavio, che di là ci aspetta nella camera del mio negozio; termineremo questa faccenda, e penseremo al resto.

Tonino. Andemo pur dove che volè.

Servitore. Una signora, vestita da uomo, vorrebbe parlare con Vossignoria, (a Fabrizio)

Fabrizio. E chi è costei?

Servitore. Non ha voluto dirlo. Dice che lo dirà a Vossignoria.

Fabrizio. Qualche novità. Signor Tonino, andate di là dal signor Ottavio...

Tonino. Vegnì anca vu; se no, no ghe vago.

Fabrizio. Andate, di che avete paura?

  1. Zatta: in compagnia solo coi contadini.