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IL FRAPPATORE | 67 |
col signor Florindo. Egli è un uomo assai ragionevole. Sapete come a lui ha parlato mio zio. Avete da essere buoni amici.
Tonino. Mi son amigo de tutti. Ghe vôi ben, ghe vorrò sempre ben, basta che nol me fazza paura.
Florindo. Basta che voi trattiate con termini civili ed onesti. (a Tonino)
Tonino. Diseme caro vecchio, se sposasse siora Rosaura, ve n’averessi per mal?
Florindo. Le ragioni addottemi dal signor Fabrizio mi hanno disposto ad una perfetta rassegnazione.
Tonino. Bravo, cussì me piase. Saremo amici.
Florindo. E voi vi dolerete di me, qualora essendo vostra sposa la signora Rosaura, mi procuri l’onore di onestamente servirla?
Tonino. Gnente affatto; anzi me farè finezza, ve sarò obbligà.
Rosaura. Viva il signor Tonino.
Tonino. E viva ela e le so bellezze.
Florindo. Viva il signor Bella grazia.
Tonino. Per servirla, obbedirla e reverenziarla.
Rosaura. È molto bello, molto grazioso.
Tonino. Sempre per favorirla.
Florindo. Mi piacciono quei nei sul viso. Siete il ritratto della galanteria.
Tonino. Tutto effetto della sua dabbenaggine.
Florindo. Anzi della vostra.
Rosaura. Sediamo un poco in conversazione.
Tonino. Tutto quello che la comanda. La donna in mezo. Dirò come che se dise: In medio stabat virtutis.
Florindo. (Quanti spropositi! ) (da sé)
Rosaura. Chi dice questo bel latino?
Tonino. Credo che el sia o dell’Ariosto, o del Tasso.
Florindo. Prendete tabacco? (gli offre tabacco)
Tonino. Obbligatissimo. Ne tengo, ma non ne prendo.
Florindo. Perchè non ne prendete?
Tonino. Per no sporcarme, con reverenza, el naso.
Rosaura. Favorisca a me una presa delle sue grazie.