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580 | ATTO SECONDO |
Pasqualino. Mia mugier? (lascia la zuppa)
Beatrice. Cosa vuole?
Pasqualino. Per amor del cielo, la me sconda.
Beatrice. Dille che non ci sono.
Brighella. Gh’ho dito che la ghe xe.
Beatrice. Hai fatto male.
Brighella. No so cossa farghe.
Pasqualino. Cara ela, la me sconda. No vogio che nassa sussuri.
Beatrice. Ritiratevi in quel camerino.
Pasqualino. Tremo co fa una fogia. (va nella stanza dov’è nascosta Catte)
Beatrice. Fa pur ch’ella venga.
Brighella. Oh che bei pastizzi! Oh che bei matrimoni! (parte)
Beatrice. Che diavolo vorrà costei? Se mi perderà il rispetto, se ne pentirà.
SCENA XVIII.
Bettina col zendale e detti.
Bettina. Lustrissima siora Marchesa.
Beatrice. Oh Bettina! Che buon vento qui vi conduce?
Bettina. Son vegnua a darghe un poco d’incomodo.
Beatrice. Mi fate piacere. Come state? State bene?
Bettina. Eh! Cussì, cussì1.
Beatrice. Avete qualche male?
Bettina. No gh’ho mal, ma gh’ho una passion al cuor, che me destruze.
Beatrice. Perchè mai avete questa passion di cuore?
Bettina. La se pol imaginar.
Beatrice. Io? Che volete che sappia dei fatti vostri?
Bettina. La diga, lustrissima, quanto xe che no l’ha visto mio mario?
Beatrice. Pasqualino? Oh, sono dei mesi tanti.
- ↑ Sav. e Zatta: Cussì e cussì.