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LA BUONA MOGLIE 535

Brighella. Me maraveggio, l’è un mistier nobilissimo. Anzi l’è un mistier che nella zente bassa nol pol aver credito; e chi lo fa, e no xe nobile, finge d’esser nobile per meggio imposturar.

Ottavio. Ma io non voglio soffiare, non voglio faticare, non mi voglio rompere il capo.

Brighella. Se vede veramente che Vussustrissima l’è un gran cavalier.

Ottavio. Perchè?

Brighella. Perchè no ghe piase far gnente.

Ottavio. Son avvezzato a viver nobilmente.

Brighella. La diga, cara ela, sala zogar a le carte?

Ottavio. Che domande! Sai pure quanto ho giocato.

Brighella. Hala impara gnente da quelli che le sa tegnir in man?

Ottavio. Pur troppo ho imparato a mie spese.

Brighella. Vedela? Anca in sta maniera la se poderave inzegnar.

Ottavio. Questa non è cosa che mi dispiaccia. Il punto sta che non ho denaro per far un poco di banco.

Brighella. La ricorra da Pasqualin.

Ottavio. Se intanto la Marchesa mia moglie volesse aiutarmi, ella potrebbe farlo.

Brighella. Hala dei denari?

Ottavio. Eccola, eccola. Ritirati e lasciami solo.

Brighella. E a disnar come vala?

Ottavio. C è tempo, ci penseremo.

Brighella. Faremo cussì, compreremo qualcossa dal luganegher. Se la savesse quanti lustrissimi se la passa con un piatto de sguazzetto e quattro soldi de pesce fritto, e per pan, no miga polenta, ghe ne fusse. (parte)

SCENA IX.

Il marchese Ottavio, poi la marchesa Beatrice1.

Ottavio. Se non avessi moglie, so io quel che farei. Mi porrei indosso una veste da pellegrino, e me ne anderei per il mondo. Ecco il mio tormento. (osserva la moglie)

  1. Nell’ed. Bettin. c’è solo la Marchesa.