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48 ATTO SECONDO

Beatrice. (Me l’ha detto il signor Ottavio che è debole di cervello). (da sé)

Tonino. (Sto sior al me par un musico, che ha cantà a Venezia). (da sé)

Beatrice. (Mi guarda con attenzione. Conoscerà che sono una donna). (da sé)

Tonino. (Certo me par de cognosserlo, ma no vorave falar). (da sé)

Beatrice. (È meglio che mi dia da conoscere). (da sé)

Tonino. La prego in grazia... se se pol... se xe lecito...

Beatrice. Parlate pure con libertà.

Tonino. No xela ela?... no credo de ingannarme seguro.

Beatrice. Probabilmente non v’ingannerete.

Tonino. No certo, perchè la ciera no fala.

Beatrice. Mi avete conosciuto dunque.

Tonino. Subito, alla prima. So chi se; la memoria me serve.

Beatrice. Mi avete forse veduto a Venezia?

Tonino. Giusto, a Venezia. No v’arecordè quella volta...

Beatrice. Quando, signore?

Tonino. Quando che ve sbatteva le man.

Beatrice. Le mani? non me ne ricordo.

Tonino. No ve recordè? in teatro.

Beatrice. Mi ha veduto in teatro?

Tonino. Sì ben, là v’ho cognossù. Quando che fevi de qua, de là, con quel bel spazzizo1, con quei motti, con quella bella azion. (fa Vari atteggiamenti sgarbati, volendo imitare l’azione di un musico)

Beatrice. Io non so di aver fatto simili scioccherie.

Tonino. Giusto! no ve recordè, co cantevi quell’aria: La la ra la la la la la ra la la la...

Beatrice. Ma signore, per chi mi prendete?

Tonino. Oh bella! per un musico.

Beatrice. Io musico? credevo che mi conosceste, ma siete in errore.

Tonino. Ma chi seu, sior?

Beatrice. Sior? Siora, dovete dire, signor Veneziano.

Tonino. Cossa? Siora?... Xela forsi?... oh magari! (allegro)

  1. Passeggio; v. Boerio.