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512 ATTO TERZO

simple, naturel, naif mème, et la leçon morale ne s’en dègage qu’avec plus de profit (C. G. Le thèatre et la vie en Italie au XVIII siecle, Paris-Nancy 1896, pp. 151-2). Achille Mazzoleni nell’episodio del tentato rapimento vide riscontri, sia pure casuali, fra i personaggi della Putta onor. e quelli dei Promessi Sposi del Manzoni (Mazzoleni. Di un riscontro manzoniano nel Goldoni: nel Campo letterario dell’A., Bergamo, Gatti 1902, pp. 167-176). Che più? Girolamo Rovetta con ben maggior fondamento in un articolo intitolato: Audacie goldoniane (nel giorn. Don Chisciotte, Roma 13 nov. 1891), nel quale combatte la sentenza del pubblico e della critica quando scomunicano una commedia moderna, perchè troppo verista, s’esprime nè più nè meno di così: «Goldoni nella P. onorata ci ha dato l’esempio della maggiore semplicità e della verità la più schietta, ma si è affermato specialmente quale novatore, senza alcuna peccaminosa ricerca della deformità morale, soltanto ritraendo la vita qual’è». E lo dimostra adducendone le prove, tra altro, nella scenetta dell’atto III fra i tre gondolieri, ascoltando i quali «par di averli uditi per davvero e vedete la scena o v’imaginate di averla veduta dipinta dal Favretto». Il Goldoni precorre financo «l’estrinsecazione zoliana dell’atavismo, recando sulla scena vivi e parlanti due giovanotti, uno dei quali figlio senza saperlo di gondoliere, ha nel sangue l’amore del remo; l’altro figlio di mercante ed affibbiato come figlio a un gondoliere, di gondole e di regate non vuol saperne ed ha ereditato la circospezione bottegaia del papà... La famiglia Heineke ne L’Onore di Sudermann non ha indignato mezzo mondo? non si è giudicato su tutti i toni che se ci sono parenti che speculano sulla vergogna delle loro fanciulle, la polizia ci ha a fare e non l’arte, e che nessuno ha mai osato tanto?... Lo ha osato Goldoni, che trovò a Venezia nella casa della P. onorata una sorella, la Catte, la quale non riesce, ma vorrebbe fare e ad ogni modo dice... tutto quello che fanno in casa degli Heineke, i coniugi Mikalski. Nè Goldoni si è peritato di metterla in scena tal quale». Ben detto, anche unicamente pensando che uno dei principali pregi della commedia era per Goldoni l’esatta imitazione della natura.

Goldoni dedicò la P. onorata al co. Giuseppe Arconati Visconti, suo protettore ed amico cordiale (V. Lettere di C. G. e di Gir. Medebach al co. G. Arconati-Visconti, pubbl. da Aless. Spinelli, Milano, Civelli 1882), di cui tesse uno splendido elogio e rammenta la generosa ospitalità ricevuta nella grandiosa villa del Castellazzo.

C. M.


Questa commedia fu stampata la prima volta nel 1751 a Venezia, dall’editore Bettinelli (t. II): poi dal Pisarri (II, ’52) e dal Corciolani (II, ’53) a Bologna; poi a Firenze dal Paperini (IX, ’55), a Pesaro (Gavelli, IX, ’55), a Torino (Fantino. XI, ’57 e Guibert, XV, ’74), a Venezia ancora (Savioli, X, ’71 e Zatta, cl. 2., XI, ’92), a Lucca (Bonsignori), a Livorno (Masi) ecc. Non si trova nell’ed. Pasquali. — La presente ristampa segue fedelmente il testo dell’ed. Paperini, e in nota reca la poche forme varianti. Valgono per la grafia le osservazioni già fatte fin da principio (vol. I, pp. XII e 238). ma è necessario avvertire che le consonanti doppie spariscono quasi del tutto, quando parlano persone del popolo. Del resto, nè Goldoni, intento ad altro, nè l’uso di quel tempo tolleravano una legge fissa e costante. Di questa commedia fanno menzione D. Cavi (Della vita di C. G., Milano, 1826, p. 167). L. Rasi (I comici it. cit., 1, 1005). Ch. Dejob (Les femmes dans la comédie etc, Paris, 1899. passim), G. Ortolani (Della vita e dell’arte di C. G. cit., 47). G. Caprin (C. Gold. ecc.. Milano. 1907, p. 286) ecc. — Le note segnate con lettera alfabetica appartengono a Goldoni, le note con cifra al compilatore di questa edizione.