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508 ATTO TERZO

Bettina. Ahi, che moro da l’alegrezza1! (sviene sulla sedia)

Pantalone. Acqua, zente, agiuto.

SCENA ULTIMA.

Il marchese Ottavio, Catte, Lelio, Arlecchino, Brighella e detti.

Tutti corrono a vedere cos’è. Tutti procurano farla rinvenire con qualche cosa.

Pantalone. Aspetta, lasse far a mi, che gh’ho speranza de farla revegnir subito. Vien qua, caro fio. (a Pasqualino. Tira fuori una forbice, taglia un poco de’ capelli a Pasqualino, li abbrucia e li mette sotto il naso di Bettina, che riviene) No ve l’hogio dito? Tiolè, imparè. L’odor de l’omo fa revegnir la donna. Sior Marchese, za l’averà savesto...

Ottavio. So tutto. So che Pasqualino si è scoperto vostro figlio. So che è sposo di Bettina, ed io ne son contento. Anzi vi prego far sì che mia moglie mi perdoni le mie debolezze.

Pantalone. Hala sentio? (a Beatrice)

Beatrice. Basta che mutiate vita, io vi perdonerò. (ad Ottavio)

Ottavio. In quanto a questo poi, se s’ha da mutar vita, l’abbiamo a far tutti due.

Beatrice. Io m’impegno di farlo.

Ottavio. Ed io giuro di secondarvi.

Menego. (Zuramenti de zogadori e de marineri). (da sè)

Lelio. Signori sposi, mi rallegro con voi. Amico, possiamo far negozio. Abbiamo cambiato condizione, possiamo ancora barattar gli abiti. (a Pasqualino)

Pasqualino. Tuto quel che volè; me basta la mia Betina.

Lelio. Da qui a una settimana non direte così.

Catte. Siori, xeli contenti che diga do parole anca mi?

  1. Sav. e Zatta: allegria.