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LA PUTTA ONORATA 489

Catte. L’è passa de qua giusto adesso. El deventa mato.

Bettina. Poverazzo! El me fa pecà.

Beatrice. L’ora vien tarda. La commedia sarà principiata, (a Bellina)

Catte. Ti va a la comedia? (a Bellina)

Bettina. Sì, per forza.

Catte. Oh, se podesse vegnir anca mi!

Bettina. Lustrissima, se contentela che vegna anca mia sorela?

Beatrice. Senza maschera?

Catte. Eh, m’imbaucherò col zendà, no la se indubita.

Beatrice. Andiamo. (s’avanza col servitore)

Bettina. No ghe n’ho gnente de vogia. (o Calte)

Catte. Vien via, che rideremo.

Bettina. Pianzerave più volentiera.

Catte. Uh, che cossa freda!

Beatrice. Andate avanti, ragazza.

Bettina. Lustrissima sì. Quanto più volentiera andarave a filò col mio Pasqualin!

Catte. Anca mi, lustrissima?

Beatrice. Sì, anche voi?

Catte. Siela benedetta!

Beatrice. Voglio vedere se in questa notte posso terminar quest’affare. Già Pasqualino è avvisato. (parlano tutte tre col servitore)

SCENA XII.

Veduta del Canal Grande con gondole. Da una parte il casotto di tavole, che introduce in teatro. Più in qua la porta per dove si esce di teatro, ed il finestrino ove si danno i viglietti della commedia. Un ragazzo, che grida di quando in quando: A prendere i viglietti, siore maschere; diese soldi per uno, e el pagador avanti, siore maschere. Dall’altra parte una banchetta lunga per quattro persone. Ed i fanali qua e là, come si usa vicino ai teatri.

Passano varie maschere, e vanno alcune a prendere viglietti, indi entrano nel teatro, e alcune vanno senza viglietti; poi passano Nane barcaiuolo col lampione, conducendo maschere al teatro;1 poi il Servitore con il lampione, conducendo la marchesa

  1. Bettin. aggiunge: Poi Titta barcaiuolo con il lampione, conducendo altre maschere.