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LA PUTTA ONORATA 473

SCENA XXIV.

Pantalone, Lelio ed i due gondolieri.

Pantalone. Zente, soccorso, fermèli.

Lelio. (Questi è mio padre). (da sè)

Pantalone. Ti ti è qua? Tocco de desgrazià. Ti meriteressi che te mandasse in galia; ma vien qua, agiuteme in sta occasion, e te perdono tutto.

Lelio. Cos’è questo tu? Che confidenza è questa?

Pantalone. No ti me cognossi che so to pare?

Lelio. Voi mio padre? Che diavolo dite? Io sono di Toscana, e voi di Venezia; come potete esser mio padre.

Pantalone. Ma no seu vu Lelio Bisognosi?

Lelio. Eh pensate! Io son Aristobolo Maccaleppi.

Pantalone. Me gera stà dito... basta, no sarà vero. (Me pareva impussibile ch’el fio volesse bastonar el1 pare). (da sè)

SCENA XXV.

Tita barcaruolo, e detti.

Tita. Oh sior Lelio caro, giusto vu ve cervava.

Lelio. Zitto, in malora.

Tita. Sior Pantalon, hala fatto pase co so fio?

Lelio. Oh maledetto!

Pantalone. Con qual mio fio?

Tita. Qua co sior Lelio.

Pantalone. Questo xe Lelio?

Tita. Oh bella! Questo.

Lelio. Che ti venga la rabbia, barcaiuolo del diavolo. (parte)

Pantalone. Ah furbazzo! Ti me minchioni? Te chiaperò, desgrazià. E Bettina? Povera colomba! La xe in te le man del falcon. E sto infame de mio fio? Povero pare! Povero Pantalon! Tra l’amor e la rabbia me sento crepar el cuor. (parte)

  1. Sav. e Zatta: so.