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LA PUTTA ONORATA | 429 |
Ottavio. Brava la mia Bettina. (accostandosi)
Bettina. Ghe digo che la tenda a far i fati soi.
Ottavio. Guardate questi orecchini. Vi piacciono? (tira fuori di lasca uno scatolino con un paio di pendenti di diamanti)
Bettina. Gnente affato.
Ottavio. Se li volete, sono vostri.
Bettina. Che el se li peta.
Ottavio. Sono diamanti, sapete?
Bettina. No me n’importa un figo.
Ottavio. Oh via, v’intendo. Vorrete comprarli a vostro modo. Tenete questa borsetta di zecchini, (le mostra una piccola borsa)
Bettina. A mi i bezzi no me fa gola.
Ottavio. Ma che cosa vi piace?
Bettina. La mia reputazion.
Ottavio. Pregiudico io la vostra riputazione?
Bettina. Sior sì; un cavalier in casa d’una povereta se sa che nol va per fogie de poria.
Ottavio. Vi mariterò.
Bettina. No gh’ho bisogno de ela.
Ottavio. Credete che io non sappia che siete innamorata di Pasqualino, figlio di Catinello?
Bettina. Se el lo sa, gh’ho gusto che el lo sapia. Vogio ben a quello, e no vogio altri.
Ottavio. Ora sappiate che Catinello è mio barcaiuolo.
Bettina. De questo no me n’importa gnente.
Ottavio. Vedete che io posso contribuire alla vostra felicità.
Bettina. In tel nostro matrimonio no la gh’ha da intrar nè poco, ne assae.
Ottavio. Io vi posso anche dare una buona dote.
Bettina. Ghe digo che no gh’ho bisogno de ela.
Ottavio. Ah sì, avete il vostro mercante. Di quello avete bisogno. Quello vi gradisce.
Bettina. Quelo xe un omo vecchio. El m’ha cognossua da putela, e la zente no pol pensar mal.
- ↑ Non ci va per nulla o per poco, come sono le buccie de’ porri.