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36 ATTO PRIMO

Tonino. Rosaura! mo che bel nome! Rosa aurea: una rosa d’oro. Le rose le se ghe vede in tel viso, l’oro m’imagino che la lo tegna sconto.

Florindo. I nomi non hanno che fare colle qualità personali.

Tonino. Sì, patron, anzi i nomi i par più bon, co i xe compagni della persona. Per esempio, mi son Tonin Bella grazia; ghe par che al nome corrisponda la1 macchina? (fa qualche atteggiamento ridicolo)

Ottavio. (Non istate a far delle sgarbatezze). (piano a Tonino)

Tonino. (Se me criè, me confondo). (piano ad Ottavio)

Florindo. Veramente è grazioso il signor Tonino. (con ironia)

Rosaura. Anzi graziosissimo. (con ironia)

Tonino. Obbligatissimo alla bontà della so compitezza.

Fabrizio. Come gli piace questa nostra città?

Tonino. Assae, assaissimo, infinitamente, massimamente perchè la xe bella assae.

Ottavio. (Per dire degli spropositi non vi è il più bravo). (da sé)

Rosaura. Quanto tempo è che Vossignoria2 è in Roma? (a Tonino)

Tonino. Son arriva stamattina.

Rosaura. E così presto ha veduto le belle cose di Roma?

Tonino. Eh, mi in t’una occhiada vedo tutto. E pò cossa ghe xe de meggio da veder de quel che vedo?

Fabrizio. Che cosa è quello che voi vedete? (a Tonino)

Tonino. Vedo el bel visetto de sta patrona, che lo stimo più del Tevere e del Culiseo.

Rosaura. (Questa mi pare un’impertinenza). (da sé)

Ottavio. (Non occorre che mi fidi più di condurlo). (da sé)

Fabrizio. Signore, qual confidenza vi prendete voi con mia nipote? (a Tonino)

Tonino. La compatissa. Sala per cossa che sia3 vegnù a Roma?

Fabrizio. Non lo so, se non me lo dite.

Tonino. Son vegnù a Roma per maridarme.

Ottavio. (Che bestia! ) (da sé)

  1. Savioli e Zatta: che el nome corrisponda alla.
  2. Sav. e Zatta: vussignoria.
  3. Zatta: per cossa sia.