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408 ATTO PRIMO


Beatrice. E volete ch’io torni a casa sola?

Ottavio. Fatevi accompagnare. Vi prego perdonarmi, perchè gli affari miei...

Beatrice. Ma da chi mi ho da far accompagnare?

Ottavio. Dal diavolo che vi porti. Gli affari miei me l’hanno impedito.

Beatrice. Andate là, marito mio, siete una gran bestia.

Ottavio. Per altro non ho mancato di servirvi...

Beatrice. Con voi non posso più vivere.

Ottavio. E voi crepate. Ho parlato al consaputo mercante...

Beatrice. Bella creanza!

Ottavio. E mi ha assicurato, che quanto prima...

Beatrice. Quanto prima me n’andrei da questa casa.

Ottavio. Oh volesse il cielo! Quanto prima vi manderà la stoffa...

Beatrice. Questa è una commissione di qualche dama.

Ottavio. Sì, signora. (scrive)

Beatrice. Me ne rallegro con lei.

Ottavio. Ed io con lei. (scrive)

Beatrice. Fareste meglio a provvederla per me quella stoffa, che ne ho bisogno.

Ottavio. Cara signora Marchesa, favorisca d’andarsene.

Beatrice. Meritereste d’aver una moglie come dico io1...

Ottavio. Peggio di voi non la troverei mai. (scrive)

Beatrice. Poter del mondo! Che potete dire di me?

Ottavio. Andate, andate; fatemi questo servizio.

Beatrice. È nota la mia prudenza...

Ottavio. Gnora sì. (scrive)

Beatrice. Si sa la mia delicatezza.

Ottavio. Gnora sì. (scrive)

Beatrice. Son una donna d’onore.

Ottavio. Gnora sì. (scrive)

Beatrice. Siete un pazzo.

Ottavio. Gnora... no. (scrive)

  1. Così Bettin. e Zatta; Paper. e le altre edd.: dich’io.