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382 PROLOGO APOLOGETICO


Prudenzio. Tutto questo è vero, e se saprà inventare, lo vederemo. Intanto egli vi ha toccato sul vivo.

Polisseno. Almeno ha preteso di farlo, non ostanti le belle dichiarazioni fatte precorrere colla stampa del suo Argomento1, in cui si protestava non voler prender di mira alcuna commedia di fresco prodotta; ma non è meraviglia, s’egli ha mancato in ciò di parola, mentre ha proposto la sua Vedova di un carattere, e poi è comparsa su la scena d’un altro.

Prudenzio. Lasciamo ciò da una parte, che adesso non è tempo di parlarne.

Polisseno. Sì, sì, lo faremo quando averà stampata la sua bella Commedia.

Prudenzio. Venite qua, difendetevi, se potete. Un inglese, un Francese ed uno Spagnuolo parlano perfettamente italiano: ecco il primo Sproposito.

Polisseno. Sproposito sarebbe stato il farli parlare diversamente. Prima di tutto non è difficile che gli Oltramontani2 parlino perfettamente italiano, ed io, che in Livorno, in Genova ed in Venezia ho lungamente e familiarmente con tali nazioni trattato e conversato, vi assicuro che ve ne sono di quelli, che sembrano nati in Italia. Io nella mia Commedia non propongo tre Forastieri venuti di fresco da’ loro Paesi ed arrivati con una Nave sino alla riva della Locanda, coll’autorità di far fare il vento a modo loro, per arrivare appunto in quel giorno, in cui erano dall’amico aspettati.

Prudenzio. Questa è critica della critica. Signori Poeti, se farete così, la finirete male.

Polisseno. Credetemi che, se volessi, anch’io saprei rendere pan per focaccia. Ma torniamo al nostro proposito. Se avessi io voluto che i miei tre Oltramontani parlassero la loro lingua e balbettassero malamente la nostra, non mi sarebbe stato difficile; poichè, quand’io non fossi stato pratico dell’inglese, come lo sono della francese, avrei trovato un amico che in inglese

  1. Vedi la Nota storica.
  2. Testo: gl’Oltramontani; e così dopo: gl’altri, gl’uomini, gl’uditori ecc.