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PRUDENZIO Riformator de’ Teatri.
POLISSENO Poeta.
Prudenzio. Signor Polisseno1, ho inteso dire che vogliate nuovamente espor sulle scene la vostra Vedova Scaltra; ella è piena di difetti e d’improprietà, onde, prima di riprodurla, convien correggerla, se fia possibile.
Polisseno. Come, Signor Prudenzio2! Ci avete pensato un anno, ed ora uscite con questa bellissima novità? Dovrò io avere de’ scrupoli a riprodurre la mia Vedova Scaltra, dopo esser ella stata rappresentata l’anno passato3 ventidue sere in Venezia, dopo esser ella stata sentita con tanto applauso e replicatamente a Modona, a Bologna, a Parma, a Verona; dopo esser ella stata portata in trionfo e recitata da quei medesimi che in oggi si fanno lecito di pronunciarle contro critiche e ingiurie; dopo tutto questo dovrò correggerla, dovrò pentirmi d’averla fatta? Non è facile indurmi a ciò, se voi non me ne date una vera e concludente ragione.
Prudenzio. La ragione vi sarà nota, senza che io mi affatichi a ripeterla. Avete veduta la Scuola delle Vedove?
Polisseno. Signor sì; l’ho veduta.
Prudenzio. Che ve ne pare? è una bella Commedia?
Polisseno. Bellissima, quando il popolo l’applaudisce.
Prudenzio. Ma che dite della critica che si fa alla vostra Vedova Scaltra?
Polisseno. Io dico che l’autore di quella si è diportato in guisa, come se fosse venuto a saziarsi alla mia tavola e poi avesse detto male delle mie vivande. Facile inventis addere. Ma inventare, creare: Hoc opus, hic labor.