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LA VEDOVA SCALTRA | 377 |
SCENA ULTIMA
Pantalone, il Dottore e detti.
Pantalone. Come va la conversazion, patroni?
Dottore. Che mai1 avete fatto a D. Alvaro, che va dicendo imprecazioni contro tutte le donne d’Italia?
Monsieur. Signor Pantalone, signor Dottore, mio amatissimo suocero, mio venerabile cognato, lasciate che con un tenero abbraccio vi partecipi aver io avuta la fede di sposa da questa bella ragazza.
Pantalone. Come! Che novità xe questa?
Dottore. Senza dirlo a me, che sono suo padre?
Rosaura. Avevasi destinato di farlo prima di concludere le loro nozze. Ecco in una conversazione stabiliti due matrimoni, il mio col conte di Bosco Nero e quello di mia sorella con monsieur le Blau: avete voi niente m contrario?
Dottore. Ho sempre lasciato fare a voi; se lo credete ben fatto, io non mi oppongo.
Pantalone. (Bisogna parer bon, e far de necessità virtù). (da sè) Mi ho desidera le nozze de siora Eleonora, ma colla speranza che la lo fasse de cuor. Co no la aveva per mi inclinazion, no gh’ho perso gnente a lassar una putta che me podeva far morir desperà.
Monsieur. Evviva il signor Pantalone.
Milord. Egli pensa con ragione veramente inglese2.
Rosaura. Ecco dunque condotto felicemente a fine ogni mio disegno. Ecco assicurato lo stato di una vedova e di una fanciulla, stati egualmente pericolosi. Confesso di aver operato nelle mie direzioni da scaltra, ma siccome la mia scaltrezza non è mai stata abbandonata dalle massime d’onore e dalle leggi della civil società, così spero che sarò, se non applaudita, compatita almeno, e forse forse invidiata.
Fine della Commedia.