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372 | ATTO TERZO |
Eleonora. Basta, mi fido di te.
Marionette. Ed io son donna di parola. Ho fatti più matrimoni in questo mondo, che non ho capelli in testa. Ecco vostra sorella; per ora non le dite nulla.
Eleonora. Mi lascio condurre dalla mia maestra.
SCENA XXI.
Rosaura e dette.
Rosaura. Sorella, siete sollecita a prender posto.
Eleonora. Per l’appunto venivo ora1 da voi.
Rosaura. Sentite, se mi riesce, stassera voglio stabilire il mio nuovo accasamento; e voi, che farete senza di me?
Eleonora. Spero che non partirete di questa casa senza avere stabilito anche il mio.
Rosaura. Volete il signor Pantalone?
Eleonora. Il cielo me ne liberi.
Rosaura. Dunque, che posso fare?
Marionette. Diamine! Che in tanta gente non vi sia uno sposo per lei?
Rosaura. Che! Si fa un matrimonio come una partita a tresette? Ecco gente.
SCENA XXII.
Il Conte e dette.
Conte. Eccomi, o signora, a ricevere l’onore delle vostre grazie.
Rosaura. Sono io l’onorata, se vi degnate di favorirmi.
Marionette. (Il signor Conte geloso è venuto il primo), (da sè)
Rosaura. Sedete. (siede Rosaura appresso il Conte, ed Eleonora in altra parte)
Conte. Obbedisco. Signora, vi ringrazio delle cortesi espressioni della vostra lettera.
- ↑ Bett., Pap., Sav. ecc. solo: venivo.