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366 ATTO TERZO

SCENA XVI.

Rosaura, mascherata alla spagnuola, e detti.

Rosaura. Cavalieri, trattenete i colpi.

Alvaro. (Una dama spagnuola! ) (da sè)

Monsieur. Madama, il vostro cenno disarma il mio braccio, e i vostri begli occhi accendono d’amor il mio cuore.

Rosaura. Non vi conosco. Parlo a don Alvaro di Castiglia.

Alvaro. Che richiedete da un vostro servo?

Rosaura. Fate partire il Francese. Voglio parlarvi con libertà.

Alvaro. In grazia, ritiratevi per qualche momento. (a Monsieur)

Monsieur. Volentieri. (Ecco terminato il secondo duello). (da sè, e parte)

SCENA XVII.

Rosaura e Don Alvaro.

Rosaura. Don Alvaro, mi maraviglio di voi, e meco dovrà maravigliarsi la Spagna tutta, che posta in non cale l’illustre nobiltà della vostra prosapia, vogliate abbassarvi a sposare la figlia d’un vil mercante. A voi, che siete nato in Ispagna, non fa orrore questo nome di mercante? Ah, se la Duchessa vostra madre ne fosse intesa, morirebbe dalla disperazione.1 Don Alvaro, il vostro sangue, la vostra patria, la vostra nazione v’intimano il pentimento; e se tutto ciò non avesse forza per dissuadervi, ve lo comanda una incognita dama, la quale, avendovi concesso segretamente l’onore della sua grazia, ha acquistato il diritto di comandarvi. (tutto questo discorso molto grave e sostenuto)

Alvaro. (Oimè! Son pieno di confusione. La voce di questa 2 dama fa in me l’effetto che fece l’incantato scudo nell’animo di Rinaldo. Conosco l’errore, detesto la mia viltà. Rosaura è bella, ma non è nobile; merita affetto, ma non castigliano). (da sè)

  1. Segue nelle edd. Bettin., Paper.. Sav. ecc.: Voi che sprezzar potreste una sposa di sangue reale, voi vi avvilirete cori un matrimonio sì abietto?
  2. Bett., Pap., Sav.: di questa gran.